Lo sguardo rivolto al passato

Il rapido sviluppo dell'intelligenza artificiale, la pervasività della tecnologie dell'informazione e la robotizzazione della produzione industriale, condurranno ad una consistente e crescente riduzione dell'occupazione in tutti i settori produttivi. Questa previsione si ripete in numerose articoli, saggi, e libri di analisti, esperti di lavoro, economisti. Con un ripetersi di statistiche, numeri che dimostrano come si, negli ultimi quindici, venti anni la crescita occupazionale si è ridotta. Qual è la causa? La crisi economica? Oppure è una tendenza storica, un processo iniziato decenni orsono (negli anni 70, o forse già nel secondo dopoguerra), che possiamo solo correggere, limitare? Si potrebbe scrivere per migliaia di righe al fine di analizzare tali fenomeni, e difficilmente se ne potrebbe venire a capo: le macchine - più o meno intelligenti - potrebbero nei prossimi decenni, e probabilmente sarà così, sottrarre una consistente fetta di impieghi all'uomo. D'altra parte - come già accaduto in passato - potrebbe determinarsi un bilanciamento di tali perdite attraverso la creazione di posto lavoro in altri settori e ambiti produttivi oggi in nuce o in larga parte inesplorati. Ovviamente è legittimo, anzi è opportuno e utile confrontarsi su tutto ciò, studiare, capire. Ciò che è meno utile è l'atteggiamento, prevalente nel nostro paese, di guardare tali cambiamenti con lo sguardo rivolto al passato, con un atteggiamento esclusivamente di difesa: da qui il fiorire di proposte tutte orientate a tutelare, difendere, garantire, ripristinare. Istituire il reddito di cittadinanza, ridurre i requisiti per la pensione, ripristinare l'articolo 18, rivedere l'alternanza scuola lavoro. Siamo nel mezzo di una della più grandi trasformazioni tecnologiche e culturali della storia dell'umanità, e l'Italia - il paese del Rinascimento, di Leonardo da Vinci, della creatività artistica - non ha la capacità di cercare e scoprire le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Opportunità di migliorare i servizi offerti ai cittadini, di garantire percorsi formativi di qualità agli studenti, di rendere più sicuri e performanti i processi produttivi. Perché? Forse perché prima dovremo fare i conti con i nostri ritardi, con le rendite di posizione di numerose categorie, e di conseguenza fare qualche scelta netta in più, rinunciando a qualche compromesso. Non è semplice, ma è l'unico modo di non consegnare l'Italia al declino, perennemente con lo sguardo rivolto al passato.